Sono tornato a casa da pochi giorni ma la testa sembra ancora rimasta li in Nepal….e’ stata sicuramente una grande esperienza la conquista del Himlung, basata su grandi amicizie nate con gli amici Sherpa, fatta di momenti difficili ed impegnativi come tracciare la salita in 1mt di neve fresca, giornate caratterizzate dal meteo pazzo che per 36 ore di neve “non stop” ci ha bloccati per 4 giorni in una casa di contadini nepalesi ed allevatori di Yack, non lontana dal paesino di Phu Gaon 4055mt, che si trova a 4 ore di marcia dal il campo base. Fortunatamente ci sono stati anche tanti giorni tranquilli con cielo blue e senza nuvole che ci hanno regalato tanto sole e panorami stupendi delle cime himalayane, senza dimenticare le bellissime ore passate in compagnia degli Sherpa a fare festa dopo la cima. I programmi di salita si sono modificati di volta in volta a causa del meteo. Prima della partenza per il Nepal, era stato deciso di salire la “Via normale” ma a causa delle copiose nevicate durante i 6 giorni di trekking di avvicinamento e’ stato deciso di seguire una nuova via di salita aperta 3 anni fa da Kobler che e’ una guida svizzera che da molti anni organizza spedizioni un po in tutto il mondo e tanto anche in Himalaya. La sua via e’ più diretta, segue la parte centrale del massiccio del Himlung e non e’ esposta a grandi pericoli di valanghe o distacchi di ghiaccio da seracchi. Il campo base si trova dalla parte destra della grande morena glaciale del Pangri Glacier, a 3 ore di cammino dal paesino di Phu ….ad un’ altezza di 4637mt in centro ad un vasto pianoro al sicuro da ogni pericolo. I campi alti sono in tutto tre: il campo 1 si trova a 5300mt, il campo 2 a 5800mt ed il campo 3 a 6100mt. Per via della molta neve caduta una delle cose
più impegnative e’ stata sicuramente tracciare il percorso. Dal campo base al campo 1 ci si alternava con gli Sherpa a batter traccia nella neve che a tratti era più di 50cm
….un lavoro duro ed estenuante ma che siamo riusciti a superare grazie all’ impegno di tutto il gruppo. Tutti i campi alti erano sempre posizionati in luoghi molto sicuri. Tra un campo e l’ altro si camminava mediamente sempre attorno alle 4 ore. Il tempo durante i giorni di salita e’ sempre stato davvero molto molto bello con giornate limpidissime e calde finche splendeva il sole, verso pomeriggio sera invece quando iniziavano ad avanzare le ombre il freddo arrivava puntuale a farsi sentire….anche se le temperature non sono mai state inferiori ai -10°. Avevamo previsto di fare la cima in due settimane allestendo con calma i campi alti in quota dandoci spazio con qualche giorno di riposo, cosa che pero’ non e’ stata cosi. A causa della neve e di ben 4 giorni persi abbiamo dovuto avanzare verso la cima con un bel tour de force, senza riposi, e tirando fuori tutte le energie possibili…..Il giorno 20 ottobre si e’ svolta la Puja al campo base
, cerimonia religiosa tibetana-nepalese che si tiene da un Lama (monaco buddista) e serve come buon auspico alla scalata dove vengono benedette le persone e materiale alpinistico. Il “piano d’attacco” prevedeva la partenza dal campo base il giorno 21 per salire al campo 1, tracciare il percorso nella neve fresca, fare un deposito con tende e ritornare successivamente al campo base. E’ stata una giornata dura che ha impegnato tutti parecchio a livello fisico, tracciare in un metro di neve a quell’ altezza non e’ poi cosa cosi semplice, specialmente se si sale con più di 20kg di peso nello zaino ….gli Sherpa ne portavano fino a 35kg. Il giorno 22 siamo ripartiti dal campo base saliti a campo 1 dormito continuato il giorno successivo a campo 2 il giorno dopo avanti a campo 3 depositato materiale, ridiscesi a campo 2 e poi sempre avanti a campo 3 dove abbiamo riposato prima del grande giorno. Il giorno della cima e’ poi stato il giorno 26 ottobre….siamo partiti alle 03.30 del mattino. Devo dire che il giorno prima ero un po preoccupato perché verso sera era iniziato a nevicare e c’ era parecchio vento, ma fortunatamente erano solo caduti 5-6cm di neve fresca e a mezzanotte erano uscite le stelle…. tranquillizzatomi sono riuscito a rimettermi nel sacco a pelo e riposare per un paio di ore. Colazione alle 02.30 a base di latte in polvere sciolto in acqua calda e un po di muesli con 2-3 biscotti….di più non riesco mai a mangiare prima di una cima impegnativa. Nello zaino avevo una thermos di acqua calda, un paio di guanti di riserva in piumino, un paio di occhiali a mascherina in caso di vento ed una giacca di riserva…… fortunatamente durante la salita c’erano solo -20° senza vento,si stava bene e la giornata era limpida. Il freddo si e’ fatto sentire un po ai piedi ma solamente per 4-5 ore poi pian pianino sono arrivati i primi raggi di sole e ho iniziato a scaldarmi per bene. Il gruppo era formato da 3 inglesi e Nikolaj un mio amico danese, e cinque Sherpa. Siamo partiti dal campo 3 a 6100mt e ci aspettava un dislivello alla vetta di 1100mt. La partenza presentava subito un prima parte
abbastanza impegnativa caraterizzata da un pendio misto neve ghiaccio sul quale il giorno prima erano state poste delle corde fisse…..poi si procedeva lungo una cresta esposta di circa 600mt dove man mano che si avanzava fissavamo delle corde fisse per garantire una maggior sicurezza durante la scalata. Alla fine della cresta iniziava il pendio ripido che con i suoi 900mt di dislivello ci avrebbe portato alla cima. Lo Sherpa col quale ero d’ accordo di salire il Himlung si chiama Dawa Gyalje Sherpa….una persona fisicamente fortissima, gande esperienza nelle cime himalayane ( 7 volte Everest, Ama Dablam in invernale, Manaslu, Cho Oyu ….) e sempre sorridente… Con Dawa eravamo in testa al gruppo e mentre gli altri 4 Sherpa con i loro clienti seguivano, noi fissavamo corde fisse da 100mt. Lavoro che richiedeva tempo e molta attenzione perché per via di eventuali crepacci nascosti. Dopo avere posizionato i 600mt di corda fissa abbiamo continuato a corda corta la salita. Mantenvamo una distanza di 20 mt e si procedeva in maniera molto sincronizata: lui saliva io seguivo, lui si fermava io mi fermavo…poi ogni tanto recuperava i 20mt di corda e mi diceva “Christian now we rest a bit maybe 2 minutes…” io gli risposi “maybe also 3-4″…..lui rideva e diceva “OK” e si accendeva una sigaretta….Lo guardavo ridendo e dicevo “Oxygen” e lui “Yess” e se la rideva. Durante la salita avevamo trovato il giusto feeling e ritmo, e salire per molto tempo non e’ stato cosi difficile….si procedeva bene ma ci si riposava anche nei momenti giusti dando al corpo il tempo necessario per rigenerarsi. Eravamo avanti di un bel po rispetto agli altri che avanzavano più lentamente…. Il pendio del Himlung e’ un pendio ripido e che non molla mai….bisognava tracciare la salita in 20 cm di neve e fare attenzione alla line di salita da scegliere per evitare sorprese di crepacci. Quando mancavano gli ultimi 200mt prima della cima ho chiesto a Dawa se per lui fosse ok procedere un po più lentamente dandoci la possibilita’ di fare qualche pausa in più….per lui non c’ era nessun problema. Il metodo che oramai ho adottato da anni in salite impegnative di questo tipo e’ sempre il solito: conto i passi da 1 a 30 e poi mi fermo e man mano che salgo più su riduco la scala da 1 a 20 e da 1 a 10 e nella testa ho sempre due tre canzoni che canto mentalmente e che mi aiutano a mantenere un certo ritmo…la cima non la guardo mai….ma mi fisso su dei punti e penso “devo arrivare li, poi li ecc…..” la cima e’ l’ ultima cosa a cui penso. Per me e’ fondamentale procedere ad un ritmo in cui riesco sempre a salire, riposare ed essere anche lucido con la testa. La cima l’ abbiamo raggiunta il 26 ottobre alle 13.42.
Finalmente in cima, a 7126mt sopra il livello del mare, l’ altopiano tibetano a nord,le vette frastagliate del Nepal a sud. E’ stato un momento di grande soddisfazione, e bello essere cosi alti ad ammirare le montagne circostanti come Manaslu, Annapurna e capire la grandezza della catena himalayana…. Dopo aver riposato 10-15 minuti, il tempo di bere un po di tee e fare due foto ho chiesto a Dawa se era d’ accordo di iniziare a scendere. Non amo mai rimanere troppo su una cima, preferisco scendere con calma dandomi la possibilità di fare piuttosto più riposi in discesa per recuperare energie….Iniziata la discesa abbiamo potuto vedere che il resto del gruppo era a circa 50 minuti dalla vetta.
Ci siamo incontrati e l’ amico Nima mi ha chiesto se avessimo potuto attrezzare con 600mt di corda fissa la discesa per accelerare cosi le manovre di rientro al resto del gruppo che dopo la cima apparivano visibilmente stanchi, in ritardo rispetto alla tabella di marcia e un inglese del gruppo soffriva di ipossia cerebrale e aveva dovuto fare ausilio di ossigeno nell’ ultima parte della salita ed in discesa per evitare il rischio di “edema cerebrale”. E cosi abbiamo fatto. Le tende del campo 3 con Dawa le abbiamo raggiunte alle 17.40 con l’ ultima luce prima del buio, mentre gli altri del gruppo sono giunti al campo verso le 20.30….. L’ unica cosa di cui avevo voglia era solamante il mio sacco a pelo, mettermici dentro e dormire, non desideravo davvero altro. L’ indomani ci siamo svegliati con calma, dopo colazione ogni uno si e’ organizzato le sue cose personali, mentre gli Sherpa iniziavano a smontare le tende, siamo scesi con calma verso campo 1 a 5300mt. Passata un’ altra notte in tenda dormendo praticamente sui sassi, l’ indomani dopo una veloce colazione abbiamo iniziato a scendere proseguendo per il campo base dove abbiamo passato due giorni stupendi. Due giornate di totale riposo e relax con giornate piene di sole e senza nuvole, la prima “doccia” con acqua calda che ci ha fatto davvero rinascere… e mangiato come sempre molto bene grazie ai cuochi che si sono presi sempre molta cura di noi. Il 31 ottobre, abbiamo iniziato a smontare tutto il campo base organizzando il materiale che i muli avrebbero dovuto riportare fino al villaggio di Phu.Per causa della tanta neve caduta nelle settimane precedenti, gran parte del sentiero di ritorno era stato coperto da enormi valanghe e per le forte piogge molte parti erano state completamente distrutte ed tanto che i muli da Phu non potevano più essere utilizzati per via che il pericolo che precipitassero nei fiumi, sprofondassero nella neve o che si facessero male era troppo grande. In sostituzione agli animali da soma erano stati organizzati da un villaggio vicino cinque portatori: 3 umini e 2 donne. La maggior parte del materiale che avevamo utilizzato come tende, cucina ecc era stato depositato a Phu Gaun per la stagione prossima visto che Nima e la sua agenzia Dreamers Destination aveva gia in programma di ritornarci con una nuova spedizione. Il trekking nel
ritorno era duranto 2 giorni di meno rispetto all’ andata ed una volta giunti Basisahar, stanchi ma contenti, ci attendeva un pulmino che ci avrebbe riportato a Kathmandu. Per me e’ stata anche questa una nuova e super avventura che mi ha di nuovo arricchito sia dal punto di vista umano che come esperienza alpinistica. Vorrei ringraziare Nima e Temba della Dreamers Destinations di Kathmandu
per la super organizzazione e tutti gli Sherpa,portatori e i cuochi che ci hanno aiutato davvero tanto in maniera fantastica, senza i quali questa salita non sarebbe stata possibile. Un grazie ai miei compagni di spedizione e un grazie di cuore a tutti gli sponsor che mi hanno permesso di potere realizzare un’ altro sogno….e tutti gli amici che mi hanno scritto messaggi e parole di incoraggiamento in queste 5 settimane.
Posted by: christiandenicolo | 14/11/2014
La conquista del Himlung ….
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